La sua storia puoi leggerla dalla penna di Lucia: "Hanβ, il piccoletto che andava al sabba", mentre io mi sono occupata di dargli un (soffice) volto.
QUI puoi scoprire qualcosa in più sulla sua realizzazione.
Abbiamo scelto di vestire Hanβ in maniera molto semplice per riflettere la sua condizione sociale non particolarmente elevata, in un periodo in cui forse non ci si curava troppo dell’aspetto fisico dei bambini. I piccoli venivano probabilmente vestiti con quel che si trovava, che veniva passato da un figlio all’altro e usato il più possibile; eventuali accessori servivano solo per la loro utilità e abbiamo pensato di lasciarlo a capo scoperto anche per dargli un’aria di libertà, come un piccolo monello che scorrazza per le vie della città. Ma non poteva non avere l’immancabile amuleto che studiamo per ogni nostra Masca e questa volta Lucia mi ha illuminata su un particolare tipo di pendente detto scapolare: si compone di due pezzi di tessuto su cui è ricamata una croce, il primo posto in corrispondenza del cuore e l’altro posto -appunto- tra le scapole, per far sì che la protezione divina si concentri sui punti vitali. Il mondo cattolico lo conosce ancora molto bene, ma è plausibile che nel Seicento lo scapolare fosse diffuso anche tra i protestanti; solitamente si porta sotto gli abiti, ma ne esiste anche una versione monastica poi divenuta più ampia, che si porta sopra agli indumenti e proprio a questo ci siamo ispirate (anche perché se no, sarebbe stato un segreto noto solo a me, Lucia e… Hanβ!).
- interamente cucita a mano, a partire da un disegno originale realizzato da me
- realizzata in panno, imbottitura sintetica, perline e pittura acrilica
- dimensioni > altezza 12cm
- spedito con Posta!, il servizio tracciato di Poste Italiane (packaging e spese di spedizione sono incluse)
"I bambini giocavano nel cortile della scuola di Winnenden, mentre l’autunno del 1662 si incamminava a grandi passi verso l’inverno. Nelle campagne attorno a Stoccarda, giovani scolari dell’istituto di paese si godevano le pause tra una lezione e l’altra nell’unico modo che conoscono i bambini: con quella serenità quieta e quell’allegria fantasiosa che graziano gli anni beati dell’infanzia. C’era solo un dettaglio ad appesantire quei giochi da cortile, rimbombando cupo nelle testoline dei bimbi come una nota stridula e stonata: e cioè, l’insistenza con cui il piccolo Hanβ diceva ai suoi amici di avere una frequentazione abituale con Satana."
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