Vuoi avere sulla tua scrivania un pezzo del folclore delle Alpi marittime piemontesi?
Quest'anno sono andata con la mia famiglia a Valdieri, piccolo paese della Val Gesso, per vedere con i miei occhi la celebre maschera dell'Orso di segale: una figura antropomorfa realizzata con il cereale che anticamente permetteva la sopravvivenza in montagna e che ritualizza l'arrivo della primavera.
Il carnevale di Valdieri era andato perduto (abolito durante il Fascismo ed emigrati in città gli abitanti), rimasto solo nella memoria dei vecchi, è tornato a vivere grazie alla tenacia e alla volontà dei cittadini, che ogni anno
-pandemie permettendo-) lo ripropongono assieme ai temi centrali di queste cerimonie tradizionali: l’orso col suo letargo, la questua (di frati irriverenti), l’unione dell’orso con una sposa umana, il fantoccio che brucia…
La bambola è realizzata grazie a una certosina lavorazione di tubolari in lana gialla, che richiamano la straordinaria tecnica d'intreccio della segale, il corpo di stoffa è stato annerito con la pittura proprio come chi impersona la maschera dell'Orso viene dipinto di nero sul viso... proprio come l'originale, al collo si trova una campanella (elemento che non manca mai nelle mascherate carnevalesche, soprattutto animali: il chiasso era un modo per richiamare il caos degli spiriti, secondo l'antichissima concezione che anima i cortei di questo periodo dell'anno).
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Le mascherate animali
Le maschere e il calendario
Arlecchino e il senso del mascherarsi
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